Trento, 3 aprile 2010
«Così rilancerÒ la montagna»
Iva Berasi e il nuovo ruolo all’Accademia: «Non sono una ripescata»
Io ho tanta esperienza. E’ stupido non sfruttare le competenze che la Provincia ha formato
Intervista a Iva Berasi del Trentino di sabato 3 aprile 2010
Coinvolgere le scuole in progetti, formare i professori alla cultura della montagna. Ancora? Una palestra di roccia all’area Italcementi e una formazione culturale dei rifugisti per ridare loro il ruolo di custodi dei segreti delle cime. E’ un vulcano di idee Iva Berasi, la neo direttrice dell’Accademia della montagna, l’ente nato da un’idea di Roberto Bombarda e concretizzatosi nei mesi scorsi con il deposito della statuto e la firma dal notaio. Una struttura accompagnata da qualche polemica, proprio per il presunto ruolo di “ripescata” dell’ex assessore verde.
Assessore, partiamo subito dalle polemiche: cosa risponde a chi sospetta che lei sia stata scelta per ridarle una «poltrona»?
«Dico che la giunta mi ha scelta perché sono una persona appassionata e operativa e poi sono una montanara»
Alpinista?
«Quello no, ma sono nata in montagna e conservo ancora quello spirito. So cosa vuol dire abitare lontano dalle città e conosco i problemi delle genti di montagna».
E a chi obietta che sarebbe giusto mettere in atto un ricambio generazionale alla guida degli enti della Provincia cosa replica?
«Che io non sono vecchia e non trovo giusto buttare via competenze come la mia che l’ente pubblico ha contribuito a formare spendendo anche dei soldi».
Veniamo all’Accademia: ci spiega come funziona?
«In essa - oltre a Provincia, Università e Camera di Commercio - sono rappresentati tutti i mondi della montagna, dalle guide alpine, ai rifugi ai maestri di sci. L’Accademia è un punto di confronto e di sintesi delle varie esigenze».
Perché non c’è la Sat?
«Ha preferito restarne fuori, ma ha assicurato tutto il suo apporto di conoscenze. Tra l’altro già adesso la Sat sta facendo un grande lavoro all’interno delle scuole».
Su quali progetti state lavorando?
«Per ora siamo ancora in fase organizzativa. Ma abbiamo tantissime idee. Vogliamo puntare sui giovani, riavvicinarli alla montagna. Per questo pensiamo a dei corsi per gli studenti e anche per i professori, ma vogliamo anche recuperare quel senso di orgoglio che non spinga più a ritenere una sfortuna l’abitare lontano dai centri cittadini».
Altre idee?
«Sfruttare di più gli ecomusei, ad esempio, mettendoli a disposizione dei più giovani che in posti come quelli si divertirebbero un mondo».
Si parla di montagna, ma Trento - per dirne una - non ha nemmeno una palestra di roccia che si rispetti...
«Questa è un’altra cosa su cui lavorare. Sarebbe un luogo di grande socializzazione. A me non
dispiacerebbe che una grande palestra di roccia cittadina nascesse all’ex Italcementi».
Non teme il caratteraccio degli uomini di montagna? Non è che rischiate di picchiarvi durante i cda?
«Non credo, finora ho notato una grandissima voglia di collaborazione».
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